Ciao! Cerco qualche delucidazione in merito all’olio esausto. In questa categoria rientra solo l’olio dei fritti o anche quello degli alimenti sott’olio, tonno in scatola ecc.? I diversi tipi di olio si possono buttare nello stesso contenitore (ovviamente da portare poi in un centro di raccolta) o vanno separati? Nel secondo caso, qual è il criterio?
In cosa è possibile convertire l’olio esausto e in che modo?
Grazie per le risposte future!
L’olio (di oliva o di semi) è un elemento naturale, sembra ovvio dirlo, e per tanto ci viene difficile considerarlo un rifiuto, tantomeno un rifiuto pericoloso. L’olio fritto inquina il terreno perché non è più organico e tanto meno biodegradabile. Se l’olio disperso su un in un prato o nell’orto altera l’equilibrio dei microrganismi di quel terreno; se raggiunge la falda acquifera sottostante la inquina pesantemente. Inoltre ogni tipo di olio (anche l’avanzo sul fondo della ciotola in cui si è condita l’insalata o il liquido di una latta di prodotti conservati sott’olio) rovina e sporca l’acqua che incontra. Acqua e olio non si mescolano e l’olio tende a galleggiare, dunque per gli impianti dell’acquedotto che raccolgono le acque bianche e le acque nere degli scarichi di casa ripulire l’acqua sporcata di olio è un processo molto faticoso che richiede energia. Se l’olio raggiunge un corso d’acqua, un lago o il mare, si stende sulla superficie creando delle chiazze di olio molto larghe e sottili, praticamente un velo che impedisce ai raggi solari di penetrare nell’acqua. E senza Sole la vita in mare muore. L’olio di frittura esausto di una friggitrice casalinga riesce a inquinare una superficie di acqua grande come 2-3 campi da calcio.
In Italia ogni anno si stimano vengano prodotte 280-300 mila tonnellate di olio alimentare di scarto e circa 65mila (meno di un quarto) sono effettivamente recuperate.
DI COSA PREOCCUPARCI?
In padella l’olio alimentare raggiunge temperature molto alte, tra i 150 e i 200 gradi centigradi, dipende dal tipo di olio e dalla padella. Tipicamente 180° è un buon equilibrio: a temperature più basse il cibo si impregna di olio mentre verso i 200° il cibo rischia di bruciare in un attimo. Incontrando l’ossigeno o il cibo da cuocere a queste alte temperature le diverse miscele di trigliceridi con cui sono composti gli oli usabili in cucina si degradano. Ogni olio (è praticamente impossibile saperlo solo leggendo l’etichetta) ha il suo “punto di fumo”, il momento in cui la glicerina si stacca dagli acidi grassi. L’olio inizia un processo che lo rende un rifiuto pericoloso per l’ambiente.
COSA FARE?
Chi usa olio per friggere per motivi professionali (bar, ristoranti, mense…) ha già l’obbligo di recuperarlo in appositi bidoni che hanno una linea di raccolta dedicata gestita da un apposito consorzio: Consorzio nazionale di raccolta e trattamento oli e grassi vegetali e animali esausti (www.consorzioconoe.it). In casa esiste pure questo obbligo (nel senso che è vietato disperdere in ambiente qualunque tipo di rifiuto pericoloso) ma non è abbastanza specificato. Dunque è molto facile incontrare l’abitudine di rovesciare l’olio di frittura della padella direttamente nei tubi del lavello in cucina o del water in bagno. Lavare una padella molto unta significa, ovviamente, impiegare abbondante detersivo e importanti quantità d’acqua, con ulteriore aggravio di inquinamento che ricade sul lavoro dell’acquedotto.
Evitare tutto questo è molto semplice
1) Sotto il lavello prendete l’abitudine di conservare una bottiglia di plastica dura (quella di alcuni succhi di frutta o di un flacone di detersivo, meglio ancora) con un imbuto dedicato (così da non doverlo mai lavare: servirà sempre solo a quel tipo di utilizza)
2) Ogni volta che avete olio di frittura avanzato fate raffreddare la padella e poi delicatamente rovesciatelo nella bottiglia che avete approntato; pulite bene la padella usando un leccapadella di silicone (è una spatola morbida che aiuta a raccogliere ogni residuo di cibo senza danneggiare il fondo antiaderente della padella)
3) Idem per la ciotola dell’insalata o per la latta o il barattolo di cibi sott’olio o conserve di ogni genere. In questo caso aiutatevi con un tovagliolo di carta (magari già usato a tavola, prima di esser buttato può ancora servire!) che potrà poi esser buttato nell’umido
4) Sul sito dell’azienda che gestisce la raccolta differenziata dei rifiuti nella vostra città troverete le indicazioni per la raccolta. In genere ci sono isole ecologiche, ecocentri o punti dedicati (talvolta alcuni centri commerciali o benzinai/stazioni di servizio)
Cosa succede all’olio così recuperato? Viene prima di tutto depurato, poi ci sono due strade possibili: o si ricava del biodiesel, spesso utilizzato per gli automezzi della raccolta differenziata o del trasporto pubblico in città, in un buon esempio di economia circolare, oppure può diventare materia-prima seconda per realizzare del sapone, solido o liquido.